"La Massaria" il recupero del costruito rurale
Negli ultimi anni l’architettura rurale ha subito un processo di trasformazione e modificazione a causa di una crescente marginalità dell’economia agricola, comportando un progressivo abbandono del territorio e del costruito rurale, spesso convertito in attività di tipo extra agricolo. La presenza di tali fenomeni sta gradualmente alterando il nostro paesaggio rurale, caratterizzato dalla presenza, seppur limitata, nel nostro territorio di autentici edifici singoli “la massaria” o comunque di piccoli agglomerati a testimonianza di attività agro-pastorali. La presenza di queste costruzioni, anche nel nostro territorio è assolutamente meritevole d’interesse per le varietà stilistiche edilizie, le cui differenze, costruttive, distributive e materiche ne riflettono aspetti storici, culturali e geografici. Il rapidissimo e inquietante processo di meccanizzazione agricolo prima e industrializzazione dopo (eolico, fotovoltaico) ha innescato nei sistemi di allevamento e delle attività rurali un processo di modificazione antropico del territorio agricolo, interessando in special modo l’edilizia contadina modificandone anche il costruito. Negli ultimi anni, comunque, l’interesse verso il mondo rurale supportato da una maggiore coscienza ambientale, turistica e residenziale in ambito agricolo ha portato all’interessamento del recupero materiale delle forme e simboli della ruralità e del rinnovato e non trascurabile aspetto economico. A riguardo, già la Legge 378/03, antecedente il D.Lgs 42/2004 - Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – prevede lo stanziamento di fondi annuali a favore dei proprietari o dei titolari di insediamenti, di edifici o fabbricati rurali meritevoli di tutela per un contributo sino al 50% dei costi complessivi. Secondo la legge, il recupero delle caratteristiche costruttive, storiche, architettoniche e ambientali degli insediamenti rurali deve essere effettuato attraverso programmi triennali. Gli stessi devono essere redatti sulla base degli interventi necessari per la conservazione degli elementi tradizionali e delle caratteristiche storiche, architettoniche e ambientali degli insediamenti. Questi programmi prevedono sia incentivi per la conservazione dell’originaria destinazione d’uso degli edifici, che per la tutela delle aree circostanti e dei tipi e metodi di coltivazione tradizionali. In riferimento sempre al “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” viene sottolineata l’importanza del valore identitario del paesaggio, in quanto testimonianza di tradizioni, usi, di modus vivendi e operandi di un mondo - nello specifico quello contadino- che se non salvaguardato, rischia di perdere la sua bellezza di valore e suggestione. In questa definizione rientra, quindi, anche l’ambito dell’edilizia rurale. Va sottolineato che salvaguardare un edificato rurale non significa, tranne che per testimonianze di particolare pregio storico architettonico di eseguire un restauro, ma di un recupero il cui scopo è la conservazione. Eventuali interventi non debbano assolutamente alterare l’originale fisionomia del costruito spesso offesa dall’utilizzo di sgargianti colorazioni, da elementi estranei e da materiali impropri. Pertanto, un’attenta analisi morfologica dell’esistente già suggerisce, attraverso una rigorosa lettura del manufatto, le regole appropriate per le nuove opere edilizie. Salvaguardare queste realtà significa, secondo me, affidarsi a note professionalità, capaci di mettere in atto eventi che possano permettere alle future generazioni la conoscenza di usi e costumi propri che stanno gradualmente scomparendo, il tutto in prospettiva di una rivalorizzazione con vantaggi socio-culturali, economici e turistici. L’auspicio è che quanto espresso dalla Convenzione Europea sul Paesaggio, (firmata a Firenze nel 2000 da 27 Paesi del Consiglio d’ Europa) nella quale il concetto d’ambiente non è solo un fattore geografico ma lo stretto rapporto con la comunità, che in un determinato luogo risiede e interagisce, non rimanga pura intenzione. Spero in una politica che abbracci la necessità di un intervento in grado di percepire la reale importanza del nostro patrimonio rurale e che senza le dovute sensibilità, nonché la reale indifferenza, potrebbe silenziosamente portare allo svuotamento di una “ricchezza” di cui tutti ne dovrebbero usufruire.
Geom. Antonio POSITINO