23 Novembre 1980
23 Novembre 1980, a 32 anni dal terremoto case ancora pericolanti nel nostro Paese!!!
Domenica 23 novembre 1980, ore 19e34: una scossa di terremoto dell’11° grado della scala Mercalli, 6.9° della scala Richter investe una vasta zona della Basilicata nord-occidentale e numerosi territori dell’Irpinia venendo nel contempo distintamente avvertita dalla provincia di Matera fino a Napoli. La scossa dura un tempo infinito: 90 secondi che cambiano radicalmente il corso della storia dei territori colpiti e in particolare del nostro Paese Sant’Angelo Le Fratte. In soli 90 secondi molte persone rimangono senza casa. Nel nostro Paese la percentuale di danneggiamento degli edifici tocca punte del 55-60%, oltre il 30% degli edifici viene dichiarato inagibile per rischio crollo. Nei comuni adiacenti all’epicentro si raggiunge addirittura 85-90% di inagibilità. Nelle ore seguenti alla violenta scossa, dopo le comprensibili iniziali scene di panico e smarrimento, nel nostro paese moltissima gente trascorse la prima notte (di una lunga serie) in strada, tutti insieme, ricavando giacigli di fortuna nelle automobili o per i più fortunati nelle abitazioni e nelle baracche in campagna. Un altro aspetto tutto sommato positivo che il sisma dell’80 ha portato è stato sicuramente quello di aver dato il via a un profondo momento di riflessione circa la struttura urbanistica del paese e la necessità di adottare nuove e più efficaci tecniche edilizie e costruttive volte a contrastare gli effetti dei terremoti che in una regione come la Basilicata non sono mai mancati nel corso dei secoli. Questo sisma fu innanzitutto un evento che sconvolse l’esistenza di centinaia di migliaia di persone per sempre; da quel giorno, per costoro, esiste un prima e un dopo, due vite parallele che non si parlano, che non si conoscono, ma di cui si ricorda con sorprendente lucidità il lato positivo e quello negativo. A distanza di 32 anni l’opinione pubblica si è dimenticata del dramma che invece andrebbe capito, spiegato, ascoltato. Molto spesso, però, a ciò non si dà importanza. Si parla di altro. Ci si dimentica della storia degli uomini, delle donne, dei bambini che quel giorno sono morti senza un perché. Negli ultimi anni un muro di omertà sempre più spesso si è costruito intorno a un evento che fa parte della storia dell’Italia. Lo Stato ha complessivamente impiegato per lo sviluppo e la ricostruzione delle aree colpite dal sisma del 1980 circa 50mila miliardi di lire. Una valanga di quattrini, molti dei quali non sono certo serviti alla causa della Ricostruzione. Con quella cifra oggi l’Irpinia e la Basilicata dovrebbero essere ultramoderne come Singapore! Ma ora mi chiedo i finanziamenti da parte della regione per la ricostruzione delle case sono stati sfruttati adeguatamente? Nel nostro paese sono state ricostruite molte abitazioni che a mio parere, si, esigevano di una ricostruzione, ma potevano essere tranquillamente poste nella classifica delle ricostruzioni in un secondo posto dando spazio ad abitazioni che esigono tutt’ora una sistemazione. Allora… ora sono costretto a fare, per la prima volta su questo giornale una deroga, anche se lo scorso anno avevo già trattato questo argomento senza alcuna risposta… Chi mi ha detto di scrivere questo articolo è mio nonno Castelluccio Michele residente in C. da Farisi originario (orgogliosamente) di queste martoriate terre. Se vi dico che la sua casa, da come potete vedere nelle foto è in uno stato adir poco fatiscente, è ancora in attesa di essere ristrutturata e messa a norma, mi credete? Sono passati ben 32 anni, la delibera è stata approvata, ma i soldi non sono mai arrivati e mai sono iniziati i lavori. Io ero molto piccolo e ricordo che mio nonno fece arrivare una gru enorme (che costò la modesta cifra per quei tempi di 3.000.000 delle vecchie lire) per recuperare la copertura che pendeva e rischiava di cadere, trascinando con se tutto.
Ancora una parte della casa è dichiarata inagibile, ma nulla si muove.
Ora… io dico… non credete che tutto ciò per un paese civile sia vergognoso?
A Voi la parola…
castellucciomichele@alice.it