Arriva in Italia la pistola che salva il cuore...
Usato per la prima volta in Italia, il dispositivo consente di dimezzare i tempi dell'intervento chirurgico rendendolo meno invasivo.
L'operazione è stata eseguita al Sant'Orsola di Bologna e la paziente è già a casa.
Della pistola ha solo l’aspetto, per il resto è uno strumento di grande innovazione che consente di intervenire su pazienti affetti da disfunzione valvolare aortica severa, in particolare su quella percentuale di individui che non può essere operata tramite il metodo tradizionale, ovvero fermando il cuore e ricorrendo alla circolazione extracorporea. La tecnica mini invasiva costituisce una valida alternativa alla sostituzione valvolare aortica, la pratica a cui si ricorre da tre decenni «con ottimi risultati».
Un dispositivo assolutamente innovativo, sperimentato dai medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna su una donna di 86 anni affetta da stenosi aortica critica che, attualmente, è tornata a casa in buone condizioni di salute. La pistola salva cuore presenta il vantaggio non indifferente di inserire rapidamente nel cuore il condotto di collegamento tra ventricolo sinistro ed aorta, bypassando completamente la valvola mal funzionante. In questo modo i tempi dell’intervento sono praticamente dimezzati, passando dalle tradizionali quattro ore a due: un notevole risparmio che consente al malato, indebolito dalla patologia, di ridurre almeno la durata ed il dosaggio dell’anestesia. Inoltre, il paziente viene addormentato soltanto se lo richiede esplicitamente; in caso contrario, ci si può limitare ad anestetizzare solo l’area di accesso chirurgica. Ciò consente, naturalmente, un risveglio più immediato ed una degenza più breve.
La pistola salva cuore è in grado di collegare il cuore all’aorta discendente, velocemente e in piena sicurezza, bucando la parete cardiaca ed inserendo contestualmente il condotto nel ventricolo sinistro; un palloncino tiene chiuso il foro praticato per evitare sanguinamenti, dopodiché la pistola viene estratta ed il condotto resta in sede. Utilizzata per la prima volta in Italia dall’equipe guidata dal professor Roberto di Bartolomeo è stata usata nel mondo precedentemente già quindici volte.
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