Basilicata, petrolio e povertà...
Quasi 700 mln di euro di royalty persi in interventi poco chiari.
Lucania Saudita, dicevano un tempo. Ora, in Basilicata, sono rimasti in pochi a pensare che con i soldi del petrolio la regione possa diventare un piccolo emirato nel cuore dell'Europa.«I denari delle royalty sono stati spesi per alimentare l'assistenzialismo che qui governa dai tempi della Democrazia cristiana (Dc), e poi del Partito democratico (Pd), non per creare sviluppo e lavoro», accusa Gianni Rosa, consigliere regionale del Popolo della libertà (Pdl) lucano. «Ho impiegato mesi e non so quante interrogazioni consiliari per sapere esattamente quanto abbiamo incassato dal petrolio ma ancora non so esattamente come sono stati spesi quei soldi, persi in mille rivoli e interventi inutili». QUASI 700 MLN DI ROYALTY. Dal 2000 al 2010 la regione, ribattezzata il Texas italiano per le ingenti risorse petrolifere nascoste nel sottosuolo, ha incassato 557,5 milioni di diritti per il petrolio che viene estratto in Val D'Agri da Eni, Shell, Total, Exon Mobil. Solo nel 2011, il gettito delle royalty, secondo i dati forniti dalla Direzione generale per le risorse minerarie ed energetiche del ministero dello Sviluppo, è stato di 100 milioni 480.358,59 euro. Nel 2012, secondo le stime, la Basilicata dovrebbe incassarne altri 136. Non una gran cifra, se considerata in relazione al bilancio di previsione regionale per il prossimo anno che è di 3,6 miliardi. Ma neppure un ammontare irrilevante. Soprattutto se si calcola, spiega Rosa, che «a fornire le cifre su quanto petrolio viene estratto sono solo le compagnie, lo Stato non ha mai fatto una sua verifica». Il governatore Vito De Filippo, del Pd, che nel 2010 è stato riletto con una valanga di voti (60,8%), ha chiesto più volte che vengano rinegoziate le royalty attualmente pagate dalle compagnie petrolifere al 7%. «In realtà, con una legge del 2009 del governo Berlusconi, sono state portate da sette a 10», dice il consigliere pidiellino, «quel 3% in più viene gestito dallo Stato che offre una card per lo sconto sui carburanti ai lucani in possesso di patente». Così, nel 2009 lo Stato ha traferito agli automobilisti della Basilicata 33 milioni di euro, che nel 2010 sono aumentati a 45. Poca trasparenza sulle spese, fondi d'oro per l'Università.
E il resto dei petroeuro? «Del 7% che versano le compagnie, l'85% va alla Regione, il 15% ai Comuni. Che cosa fanno i Comuni con quei soldi lo si legge nel piano operativo per la Val D'Agri», spiega Rosa, «ma che cosa fa la Regione con la restante cifra non è affatto chiaro visto che i soldi si perdono in mille capitoli di spesa».
Di certo c'è, accusano le opposizioni, che «in 15 anni di governo di centrosinistra, questo fiume di denaro non ha prodotto alcun beneficio strutturale per la Basilicata: basti pensare al fatto che non abbiamo una ferrovia decente, un aeroporto, o anche solo delle arterie stradali che consentano a chi vuole investire qui di farlo», dice Rosa.
10 MLN ALL'ANNO PER L'ATENEO. Su sollecitazione della Corte dei Conti, la Regione ha fornito delle cifre sull'utilizzo dei proventi dell'oro nero: dei 557,5 milioni incassati fino al 2010, 467,3 sono stati impegnati per il 55% negli investimenti in Val d'Agri e il resto - ovvero 163,4 - per interventi di forestazione, la riduzione del costo dell'energia, il reddito di cittadinanza, l'Università.
All'ateneo lucano sono andati diversi milioni di euro ricavati dal petrolio: 1 milione nel 2006, 3 milioni all'anno nel 2007, 2008, 2009. Dal 2010, attraverso una convenzione con la Regione, l'Università della Basilicata riceve invece 10milioni di euro all'anno.
Investimenti che non sembrano aver dato grossi frutti se, come scrive la Svimez, in 10 anni dall'ateneo sono nati solo quattro spin off, il dato più basso in Italia, superiore solo a quello del Molise (tre).
Il Consigliere Comunale
Grippo Giuseppe Mario